Museo - Summary

 

Domenico Loffreda

Sannio Pentro Alifano, 2001, pp. 31-36

 

[…]

La necropoli, così vasta, un qualche avvenimento non di poco conto e causa di tanti caduti, deve pure avere spinto gli antichi abitanti del luogo, non solo, ma anche i vicini, ad allestirla.

Quando le tombe venivano rinvenute, chi ne ebbe notizia, R. Marrocco, ritenne sufficiente, avere acquisito i pochi reperti che gli erano stati portati, diligentemente catalogarli e disporli in una teca del locale Museo Alifano di Piedimonte. Le une, le tombe, e gli altri, i reperti, se visti e arricchiti con altro scavo mirato a raccogliere altra documentazione, avrebbero potuto suggerire ad altri studiosi di storia sannitica di formulare o rafforzare altre ipotesi e tesi. Mancano, purtroppo, notizie di interessamento sia al temo dei primi rinvenimenti negli anni venti, mentre erano in corso i lavori del tracciato della strada rotabile, attuale statale per Boiano-Campobasso, sia nella seconda metà dei trenta, al tempo dei lavori per il rimboschimento della Serra. Ora, una particolare recente motivazione, con altre, mi ha suggerito di ritornare all’argomento.

Non ignoravo che al già Museo di Piedimonte Matese vi erano catalogati non pochi oggetti rinvenuti, qui e là, lungo i pendii collinari dell’antico territorio alifano, ma ignoravo che ve ne fossero anche di quelle tombe. È una confessione. Da molti anni, i più interessanti reperti museali sono custoditi al Museo Archeologico di Napoli. Solamente un interesse particolare avrebbe potuto spingere uno studioso a ricercarli. Ma, provvidenziale, almeno per me, è comparso edito dall’A.S.M.V., a cura di Mario Nassa il quaderno del “Catalogo del Museo Alifano” arricchito di introduzione, indici, note di aggiornamento e qualche riproduzione fotografica. L’Autore me ne ha fatto omaggio. Già all’apertura sorpresa e piacere: n. 19 del catalogo – testa di Venere in marmo, di profilo, coronata di edera, naso e labbra rotti, alta cm 22. Epoca romana, Provenienza S. Gregorio d’Alife; numeri 66, 67, 68 e 69 assegnati a quattro cuspidi di lancia con la misura: residue nn. 67 e 69.

Meraviglia e mio impegno a conoscere e a far conoscere i reperti, sono tutt’uno; diviene così più concreta e più interessante un’altra riflessione sulla necropoli, anche se a parlarne non è un esperto. All’Università Federico II di Napoli, facoltà di Lettere, un esame di archeologia con il bravo ed esigente prof. Domenico Mustilli, tanti anni or sono, non fa un esperto di quell’affascinante scienza. Altra sollecitazione l’ho avuta scorrendo lo stesso Catalogo, da quella che a me sembra una omissione di localizzazione dei reperti, la quale, a mio parere, avrebbe potuto avere accanto al toponimo attuale, Piedimonte, anche quello dell’antico abitato sannitico, che ora è Castello, insieme a Monte Cila; altra ancora, rileggendo gli studi di G. Verrecchia sui capitoli non chiari di Tito Livio sulla seconda guerra sannitica, con la scelta della localizzazione di Cluviae a Castello e a S. Gregorio; infine quella dall’amico G. Bojano, che mi invitava a leggere un articolo di Fr. S. Cocchiaro per la Rivista Storica dei Comuni, sullo stesso argomento, ma con individuazione di Cluvia nel comune di Buonalbergo.

Primo interesse, pertanto, a dare maggiore e più completa informazione sulla necropoli, non già vagamente, non poteva che essere quello di vedere, perché non riprodotte nel Catalogo, le cuspidi e la testa della Venere; quindi di ottenerne le riproduzioni fotografiche, sia per osservarle più a lungo e a mio piacere, sia per documentarne l’articolo e, per quel che possa valere, dire l’opinione che ne ho maturata. […]