Sul Medagliere del Museo Campano
(in Annuario ASMV 2000 pp.
221-248)
a cura di
Mario Nassa
Introduzione.
Al piano superiore del palazzo Antignano, sede del Museo Campano di Capua, nelle sale espositive XX e XXI[1] il visitatore può ammirare, in ordine, prima una importante collezione medaglistica (il cui insieme più ragguardevole è dovuto alla donazione della famiglia Garofano Venosta) e, subito dopo, quella monetaria la quale, a ragione, è dagli studiosi aggettivata importante.
Quest’ultima, anche se accompagnata nella biblioteca annessa all’Istituto da una discreta sezione di cataloghi ed opere numismatiche facilmente consultabili, grazie alla fattiva assistenza del responsabile dott. Pietro Menditto e dei suoi gentili collaboratori, appare forse non sufficientemente supportata, almeno nella parte più antica, da un intrinseco corredo storico-bibliografico.
Per la verità le notizie essenziali stanno pubblicate negli atti della Commissione Conservatrice dei Monumenti[2], nell’interessante corrispondenza Salazaro-Iannelli[3], nella rigorosa e sintetica esposizione del Parente[4], nell’articolo del Crawford[5] composto in occasione del centenario e in quelli dei Garofano-Venosta[6] situati all’interno di guide museali, pur tuttavia per chi volesse approfondirne la cronaca e la composizione, rispetto alle altre raccolte, è obiettivamente difficile saperne di più[7].
Non ripercorrerò, ovviamente, qui la storia del Museo; cosa alla quale, tra l’altro, hanno già provveduto studiosi di fama indiscussa[8].
Il presente contributo, molto circostanziato nel tempo, se consideriamo la oltre centenaria presenza di questa “mirabile unità museografica”[9], settoriale e lacunoso in vari punti, raccoglie solo una serie di documenti scritti (per lo più lettere e cartoline inedite) che possono aiutare a meglio comprendere le difficoltà organizzative di poco meno che un quinquennio a cavallo del 1930 e la encomiabile passione di alcuni tra coloro che vi hanno lavorato per trasmettercene immutato il contenuto.
Così come negli scritti precedenti anche in questo il solo proposito conduttore è stato quello di rendere, comunque, un premuroso servizio perciò le note arricchite da ampi stralci bibliografici, lontani dall’essere inutili orpelli, o peggio ancora ostentazione di conoscenza, esprimono il desiderio di permettere, nei limiti possibili, una più facile condivisione delle fonti. L’esempio ispiratore, meditato, è come sempre nelle parole ...et, cum accepisset linteum, praecinxit se...
***
“I lavori di sistemazione e di riordinamento della Sezione archeologica, ebbero inizio nel 1927; sottoposti a frequenti ed a più o meno lunghe interruzioni dovute a difficoltà di bilancio, potevano considerarsi ultimati solo all’inizio di quest’anno. Tra i miei cooperatori debbo ricordare l’ing. Di Pompeo per l’assistenza tecnica ai lavori, l’assistente Tarabbo per l’ordinamento delle collezioni del pianterreno e delle terrecotte; gl’ispettori Mingazzini[10] e Adriani per il riordinamento e la classificazione dei vasi e dell’Antiquario; l’ispettore on. Marrocco per l’opera da lui data all’esposizione del Medagliere ...” queste righe scritte dal prof. Maiuri nel 1933 riguardo al Museo Provinciale Campano di Capua[11] mi hanno invogliato a ricercare nell’archivio dell’Associazione Storica del Medio Volturno qualche riscontro dell’opera ivi prestata dal nostro conterraneo del quale ho, negli ultimi anni, evidenziato il grande lavoro svolto per il museo da lui voluto e realizzato a Piedimonte. Da questo tentativo sono fortunatamente emerse, alcune ricevute, appunti e lettere specialmente tra il nostro studioso e il comm. Raffaele Orsini, direttore del suddetto museo dal 1920 al 1939, che mi appresto a pubblicare in quelle parti che meglio ci aiutano a capire il tipo di collaborazione da lui prestato.
Cominciamo subito con la nomina ufficiale, per il riordinamento della collezione numismatica, della Primavera del 1929:
Mi è gradito comunicare alla S. V. Ill.ma
che il Consiglio di Amministrazione del Museo Campano di Capua nella sua ultima
tornata, su proposta del componente Prof. Maiuri deliberava incaricarla di
redigere l’inventario delle monete antiche appartenenti alla collez«z»ione
numismatica del Museo ed avendo appreso con compiacimento che ella offriva
disinteressa<ta>mente la sua opera per tale ordinamento stabiliva
corrisponderle la somma di lire cinquecento a titolo di rimborso delle spese
che ella dovrà sostenere per recarsi a Capua per l’espletamento dell’incarico.
Per poter svolgere il lavoro ella potrà rivolgersi al Direttore del Museo Comm.
Orsini ed al Segretario funzionante Rag. Mellone, di questa Amministrazione [12].
I contatti, però, come si può facilmente immaginare, pianificati per tempo dal soprintendente Maiuri, ospite del Marrocco, durante la sua visita al museo locale e ai resti megalitici di monte Cila a Piedimonte[13], erano già stati avviati nei mesi antecedenti come testimonia questa lettera dell’Orsini del 27 Dicembre 1928, molto interessante per come vi è descritta la situazione di partenza:
Gentile collega,
Stamani mi è pervenuta la favorita vostra del 23 e
mi affretto a rispondervi facendovi sapere che domenica sarò ben lieto di
vedervi.
Non so se siete stato informato che in seguito alla
caduta di una parte del soffitto di uno dei saloni del Museo, furono infranti
quasi tutti i vetri degli scaffali che contenevano la raccolta numismatica, e
che in seguito di ciò fui costretto a far passare pel crivello i calcinacci per
raccogliere le monete che vi erano andate confuse.
Ora esse sono conservate alla rinfusa nella
cassaforte, sicché il lavoro che bisognerà fare dovrà cominciare ab imis.
Stabiliremo assieme domenica il da fare.
Ricambio i più cordiali auguri ed affettuosamente vi
saluto.
Dev.mo Vostro” (firma R. Orsini).
Quel che conta è che il 2 aprile del 1929, in pratica una dozzina di giorni dopo la comunicazione della nomina, risulta essere avvenuta, in Capua, una prima consegna, informale, di 300 monete antiche e dopo le feste pasquali il lavoro di catalogazione ebbe inizio come appare da uno scritto del direttore datato 19 aprile:
Gentile amico,
Rispondo prontamente alla vostra cartolina,
facendovi sapere che io vi consegnai cento monete d’argento e duecento di
bronzo. Può darsi benissimo che fra quelle d’argento ne sia capitata una foderata
o di mistura.
Vogliate prevenirmi sempre con un po’ d’anticipo
della vostra venuta onde io possa fare in modo di trovarmi in Capua quel
giorno...
Successivamente, dovette seguire da parte del prof. Marrocco una nuova e motivata richiesta di consegna alla quale il direttore, accompagnando a sua volta il diniego con le dovute spiegazioni, cortesemente rispose il 31 maggio:
...Quello che mi dite mi pare giusto, perché certo
faciliterebbe assai il vostro lavoro, ma io credo di non avere la facoltà di poter
aderire al vostro desiderio, penso anzi di essere andato al di là del regolare
concedendovi di asportarne una piccola parte.
Se si trattasse di fare il lavoro su monete di mia
proprietà sarebbe tutt’altra cosa, perché io non dovendo dar conto che a me
stesso, non avrei nessuna difficoltà, sapendo di essere in buone mani; come
Direttore la cosa è diversa: dovrei stare a chiedere autorizzazione
all’Amministrazione Provinciale di Napoli e l’esito chi sa quale sarebbe.
Penso che si potrebbe trovare una via di mezzo e
cioè: fare il lavoro con singole schede, con la descrizione dettagliata di una
moneta su ognuna di esse, così si può avere il comodo dello spostamento e
raggruppamento, come se si avesse in mano le relative monete. Naturalmente ogni
scheda corrisponderebbe al numero della bustina, da permettere poi in caso di
bisogno di poter trovare facilmente la relativa moneta per confronti od altro.
Fatto così il lavoro, combinati i raggruppamenti la
classificazione ecc. il catalogo diventerebbe un’inezia.
In questo modo senza stare a chiedere autorizzazioni superiori, senza, come spiritosamente diciamo in dialetto: – mettere campanelli al collo dei gatti – voi potrete continuare pacificamente il lavoro iniziato ....
Il Marrocco, probabilmente non soddisfatto di tale via, si offrì allora di provvedere egli stesso a scrivere al Preside della Provincia di Napoli dichiarando che avvedutosi che il “lavoro, per alcune difficoltà di natura tecnica” non sarebbe potuto proseguire con la dovuta speditezza fosse autorizzato il direttore del Museo Campano a consegnargli, “previa ricevuta, dei gruppi di monete” in modo da poter più agevolmente “fare le opportune comparazioni e gli analoghi confronti nelle opere di consultazione” e “raggrupparle e numerarle nell’ordine geografico-regionale prescritto per la classificazione scientifica ...”[14]. In pari data sollecitò un politico (forse lo stesso Morisani) affinché si adoperasse ad esaudire questo suo desiderio al fine di poter tranquillamente svolgere “un lavoro che sia anche scientifico, come giustamente vogliono il Soprintendente Maiuri e numerosi studiosi di numismatica”[15].
L’impegno pertanto prosegue. Il 6 giugno avviene la riconsegna di 260 monete già classificate ed il ritiro di altre 346 tutte di argento tranne una di elettro identificabile, credo, con l’aureo anepigrafe recante nel dritto una imberbe testa gianiforme che tuttora fa bella mostra di sé in vetrina.
È del 13 dello stesso mese, prot. n. 216 la seguente lettera dell’Orsini che riporto integralmente, così come altre successive:
Gentile collega
Rispondo prontamente alla favorita Vostra che mi ha
portata la scheda che avete preparata per la catalogazione delle monete. Meglio
di quella che l’avete fatta non potevate farla e vedrete che il Vostro lavoro
procederà spiccio dandovi agio di fare tutti i raggruppamenti o divisioni che
crederete opportuno.
State senza pensiero, ché nessuno vedrà le monete
classificate essendo esse chiuse nella cassaforte al sicuro di ogni sguardo
indiscreto.
Circa la mia venuta certamente non sarà a tanto
breve scadenza per varie ragioni, compresa la recente morte di un quasi mio
nipote: il prof. Guido Arena un carissimo giovane ed insigne professionista,
tragicamente finito a Napoli, lunedì mattina.
Salutandovi cordialmente mi riconfermo pel
Dev.mo Vostro” (Firma).
Intorno alla metà di luglio il Marrocco è di nuovo a Capua, restituisce 327 pezzi etichettati e ne preleva 406. Un altro impegnativo viaggio avviene a Ferragosto con restituzione e prelievo rispettivamente di 306 e 212 monete.
La corrispondenza tra i due intanto continua. In settembre, a proposito di spese inerenti al catalogo leggiamo:
“Faccio seguito alla mia cartolina per farvi sapere
che da Napoli mi è stato comunicato che la vostra richiesta dev’essere
trasmessa a mezzo del Comm. MAIURI il quale ha avuto incarico di precisare la
somma occorrente pel catalogo ed il modo di corrisponderla, vogliate quindi
scrivere a lui, perché faccia prendere gli opportuni provvedimenti.
Io ho tolto tutte le monete dai medaglieri, perché
questi si dovevano aggiustare e dipingere e ne è venuto per conseguenza un bel
Caos; ed è perciò che vi scrissi di portare molte bustine, per poterle
sceverare.
Molti cordiali saluti.
Dev.mo Vostro
(Firma).
Seguono mesi di silenzio e di pausa nel lavoro. Il 20 dicembre, in previsione di una possibile visita eccellente, il direttore scrive a Piedimonte:
Gentile collega,
Ieri a Napoli in occasione della riunione della
Giunta Direttiva del Museo vidi il Comm. Maiuri il quale mi domandò a che ne
stava il riordinamento del Medagliere e naturalmente dovetti dirgli che era un
pezzo che non vi avevo più veduto.
Siccome nella riunione si discusse della possibilità
della venuta del Re a Capua per l’inaugurazione del monumento ai Caduti, che
dovrà farsi nella prossima primavera, il Comm. Maiuri prevedendo una visita di
S. Maestà al Museo, mi disse che è necessario che per quell’epoca il Medagliere
sia in regola.
Mi affretto a comunicarvi ciò pregandovi di farmi
sapere a che ne state col vostro lavoro e se credete che il rimanente del
materiale ancora da esaminare, possa essere celermente studiato ed ordinato per
quel tempo.
Colgo l’occasione della presente per farvi i miei
migliori auguri pel Natale e nuovo anno.
Con i più cordiali saluti sono
Dev. Vostro
(Firma).
Il giorno dopo è lo stesso Sovrintendente Maiuri che, pur non accennando alla visita regale, chiede al suo collaboratore di accelerare i tempi[16]:
Prego la S. V. ill.ma di volermi dare
notizie circa la compilazione del catalogo del medagliere del Museo provinciale
campano, affidata alla sua nota competenza.
Ad ogni modo, Le sarei tenuto se volesse affrettarne
il lavoro, affinché il catalogo sia completato nel più breve tempo possibile.
Ciò anche in considerazione della prossima
inaugurazione del Museo.
Con osservanza.
Il Soprintendente
(Firma).
Immediatamente, esponendo le proprie giustificazioni, così risponde il Marrocco[17]:
Ill.mo Sig. R. Soprintendente alle Antichità –
Napoli
Con riferimento alla nota contrassegnata pregiomi
informare la S. V. I. di aver classificato finora un migliaio di monete del
Museo Campano di Capua. Ho dovuto smettere il lavoro da oltre due mesi perché
affetto d’indebolimento visivo causatomi appunto dallo esame delle monete
stesse. Riprenderò il lavoro, senza meno, fra giorni, e conto di completarlo
prima dell’inaugurazione del Museo.
Con l’occasione prego la S. V. I. compiacersi
favorirmi per poco tempo i volumi del Cohen per accelerare il lavoro in oggetto.
Con osservanza
L’Ispettore.
La voglia di far presto c’è ed il lavoro diventa frenetico ma per il giorno stabilito non si riuscirà ad inaugurare né l’opera scultorea del Cifariello, né il museo.
Come promesso ecco il nostro studioso di nuovo a Capua il 6 gennaio, il 23 febbraio ed il 14 aprile 1930 per riconsegnare, in totale, 1.676 monete di cui 893 di scarto e prelevarne 3.188. Tra esse vi sono le 107 d’oro possedute in quel tempo dal Museo Campano, 14 delle quali impegneranno per molto tempo il catalogatore tanto da risultare restituite più di un anno e mezzo dopo. Il 3 settembre 1.220 numerari ritornano nel Museo d’origine ed il 14 dello stesso mese c’è il ritiro di altri 941. Per quell’anno è tutto.
Riguardo invece alla corrispondenza, porta la data 29 settembre 1930 una minuta prot. 286 indirizzata al Sovrintendente Maiuri, forse rielaborata e spedita circa un mese dopo, nella quale si legge:
Ill.mo Sig. Soprintendente...
Pregiomi comunicare alla S. V. I. che il lavoro di
riordinamento del medagliere del Museo Campano di Capua prosegue alacremente e
conto terminarlo nell’anno corrente. Fino a tutto il 3 volgente mese ho
consegnato a quel Direttore n. 3760 monete, comprese quelle di scarto. Perché,
poi, la S. V. medesima possa rendersi conto del lavoro paziente di
classificazione, accludo n. 3 tipi di schede da me adottate.
Occorre, intanto, invitare quel Direttore ad
approntare la terza vetrina per la conservazione delle monete (due sono già
pronte) facendo collocare due piani inclinati su un lungo tavolo esistente nel
detto Museo, e ciò è per tenere separate le serie: greca, romana, e
medievale-moderna.
Per la stampa di N. 3000 schede; per la confezione
di N. 3000 bustine, e per n. 9 viaggi Piedimonte-Capua e viceversa fatti fino
al 14 volgente, ho anticipato di mio L. 603,00. Prego, perciò, la S. V. I. di
compiacersi dare il Suo autorevole nulla-osta all’Amministrazione Provinciale
di Napoli per il pagamento in mio favore delle prime L. 500, a suo tempo
stabilite dalla Commissione, senza di che la stessa Amministrazione non può
eseguire il pagamento medesimo.
Con osservanza.
Il R. Ispettore.
La replica del Sovrintendente datata 27 ottobre, prot. n. 6177, risposta al foglio del 23/10/930 riporta:
Chiar.mo Prof. Raffaele Marrocco...
Per poter sollecitare dalla Provincia il pagamento
delle Lire 500 per l’opera da Lei data pel riordinamento del Medagliere del
Museo Campano, ho dovuto, a mia volta, chiedere il nulla osta del Direttore
dell’Istituto.
Non appena mi sarà pervenuta risposta interesserò
l’Amministrazione Provinciale.
Con i migliori saluti.
Il Soprintendente
(Firma).
[1] Ai locali che, attualmente, ospitano la doppia collezione sono stati apportati, in tempi recenti, accurati restauri. Negli anni trattati in questo articolo “il medagliere antico e medioevale in via di catalogazione” era collocato nel salone VIII (v. più avanti Maiuri).
[2] Atti della Commissione Conservatrice dei Monumenti ed oggetti di Antichità e Belle Arti nella Provincia di Terra di Lavoro, Caserta, 1869-1899, voll. 8.
[3] Recentemente pubblicata da Chillemi Rosolino, Erudizione e tutela artistica in Terra di Lavoro nella seconda metà dell’Ottocento. Corrispondenza Salazaro-Iannelli, in Capys 1998-2000, nn. 31, 32 e 33, passim.
[4] Parente Pasquale, Il Museo Campano, in “Le Monete del Reame delle Due Sicilie” Supplemento all’opera, 1911, Anno I, n. 5, p. 11: “...Questa raccolta ebbe il suo primo nucleo con l’acquisto dei duplicati della collezione Santangelo in Napoli. Poi si arricchì delle monete greche, osche e romane, provenienti da scavi o ritrovamenti nell’ambito della provincia. Si accrebbe ancora con altri acquisti o doni, finché nel 1889 il provvido acquisto della collezione Califano raddoppiò quasi il numero delle monete e principalmente quelle romane e medioevali. Poi da quell’epoca si vennero acquistando, alla spicciolata, altre monete e specialmente quelle mancanti della serie classica della Campania e delle zecche medioevali di Terra di Lavoro. Tutta la collezione numismatica del Museo Campano comprende oggi circa quattromila monete, delle quali molte non sono state ancora disposte negli scaffali. La detta collezione è disordinatissima e manca del catalogo”.
[5] Crawford Michael H., La collezione numismatica, in Amministrazione Provinciale di Caserta, Il Museo Campano di Capua, Caserta, Grafiche Russo, 1974, p. 98.
[6] Garofano Venosta Salvatore, Il Museo Campano, Caserta, 1966; Garofano Venosta Francesco e Salvatore, Il Museo Provinciale Campano di Capua, in AA. VV., I Musei degli Enti Locali della Campania, Napoli, 1974, pp. 103-119
[7] Il catalogo delle monete che pur risulta compilato una prima volta tra il 1895 ed il 1897 non fu mai pubblicato (cfr. la relazione della Commissione Conservatrice al Consiglio Provinciale di Terra di Lavoro in Catalogo dei Vasi e delle Terrecotte del Museo Campano a cura del prof. Giovanni Patroni. Puntata I – Vasi. Capua, 1897-98).
[8] L’elenco degli studi e dei cataloghi che ne trattano è troppo lungo per essere inserito in questa nota ma vi si può facilmente risalire prendendo visione delle opere man mano citate. Ad esse si aggiungano le tesi di laurea su argomenti diversi conservate dattiloscritte presso la biblioteca detta.
[9] Le parole all’indirizzo di “un così importante patrimonio preservato dai secoli” sono del Presidente del Comitato Tecnico Esecutivo prof. V. Sgarbi (v. Il Museo Campano di Capua, Matres Matutae only collection in the world, piccola guida realizzata dall’Associazione Commercianti di Capua, 1998, p. 5).
[10] Autore del Corpus Vasorum Antiquorum Museo Campano, 1935.
[11] V. Maiuri Amedeo, Il riordinamento del Museo Provinciale Campano in Capua, estr. dal “Bollettino d’Arte” del Ministero dell’Educazione Nazionale Fasc. I – Luglio 1933, p. 28. Nella biblioteca dell’ASMV sono inventariate numerose altre opere del famoso Soprintendente alle Antichità della Campania e del Molise tutte con dedica autografa. Questa citata riporta sulla copertina “A Raffaele Marrocco in ricordo della sua amichevole collaborazione” e firma.
[12] Commissione Straordinaria per l’Amministrazione della Provincia di Napoli, prot. n. 1053/7983 del 20 Marzo 1929 (saluti e firma per il Presidente). È utile ricordare che, nel 1927, la Provincia di Caserta fu soppressa ed il suo territorio assegnato per la maggior parte a quella di Napoli. Il prof. Marrocco (già informato dall’onorevole T. Morisani con lettera del 7 Marzo anche relativamente all’assegno di L. 500 del quale, dice, non è precisato nella delibera se vada inteso come indennizzo spese o compenso) risponde il 26 dello stesso mese ringraziando per il conferimento dell’incarico ed assicurando di espletare “il mandato con particolare cura onde non demeritare della fiducia” accordatagli.
[13] Ricordiamo ancora una volta la sua pubblicazione Piedimonte d’Alife – Resti di mura poligonali in “Atti della R. Accademia Nazionale di Lincei”, 1927, dove è dichiarato esplicitamente che “questi resti noti solo a qualche dotto locale del secolo scorso... erano rimasti pressoché ignorati dagli studiosi, ed io ne debbo la esatta segnalazione al benemerito ispettore locale prof. Raffaele Marrocco...”.
[14] Lettera del 2 giugno 1929.
[15] Minuta manoscritta priva di estremi indicativi. Pur non essendovi ulteriori specifici documenti a proposito, appare chiaro dalle ricevute che il prof. Marrocco riuscì ad ottenere l’autorizzazione di classificare qui a Piedimonte le varie migliaia di monete del Museo Campano.
[16] Napoli addì 27 dicembre 1929, prot. n. 7461.
[17] Minuta manoscritta del dicembre 1929, prot. n. 271.