Storia di un Museo
(In Solidarietà di Polizia - Mensile di
informazioni, attualità e cultura - Organo ufficiale del Sindacato SO. di
PO., Anno X, n. 8, Ottobre 1995)
L’istituzione del Museo Sannito-Campano (detto in
seguito “Alifano” e recentemente “Civico”) a
Piedimonte Matese (CE) risale al 1913.
Esso ebbe, nel 1927, risonanza internazionale grazie
all’archeologo dott. Amedeo Majuri il quale, dopo una visita sul posto,
pubblicò in quell’anno negli “Atti della R. Accademia dei Lincei” lo
studio su alcuni reperti provenienti dal monte Cila, avanforte del Matese,
concludendo che
“… Nessun altro luogo potrebbe meglio offrire
ad un’esplorazione sistematica più copiosi e chiari documenti dello sviluppo
delle civiltà preistoriche, di questo che deve essere uno dei più vetusti
centri della civiltà italica nell’Italia meridionale”.
Superando non poche difficoltà il direttore prof. Raffaele
Marrocco ne incrementò la dotazione con gli acquisti operati grazie al
contributo del comune di Piedimonte, delle amministrazioni provinciali di
Benevento e di Caserta, del ministero della Pubblica Istruzione, del Banco di
Napoli e di benemeriti privati cittadini.
Nel 1935 fu stilato il catalogo composto da tre sezioni per
un totale di oltre 1.500 oggetti esposti, diventati nel 1940 quasi 2.000.
Poi ci fu la guerra e la stasi. Nel dopoguerra si pensò
addirittura di adibire i locali che ospitavano il museo a dormitorio ma,
all’energiche proteste del neo direttore, fece seguito il buon senso degli
amministratori comunali che evitò il trasloco.
Per interessamento di parlamentari locali si riuscì ad
ottenere nuovi fondi da destinare al riordinamento del materiale, ed un
incaricato preposto all’apertura domenicale dell’istituto ed alla relativa
sorveglianza.
Si pensò anche di allestire nuove sezioni, fra le quali la Bibliotheca
Scriptorum Loci (una raccolta della produzione letteraria locale), il
reparto peleontologico con i fossili del Matese, la pinacoteca, etc.
Il rilancio del museo sembrava ormai cosa fatta (turisti e
studiosi, in numero sempre crescente, impararono a conoscerlo e al
frequentarlo) quando ignoti ladri, con una serie di furti, nel volgere di pochi
anni, prima misero fine alla collezione numismatica e poi depauperarono alcune
vetrine contenenti i bronzi e le terrecotte sannitiche.
Il soprintendente all’archeologia per le province di Napoli e
Caserta, dott. Alfonso De Franciscis, nel 1973, constatata
l’inadeguatezza dei sistemi di protezione, mise in salvo il rimanente
ordinandone il trasferimento provvisorio presso il Museo Archeologico del
capoluogo, posto in cui è tuttora custodito in attesa di tempi migliori per il
ritorno.
Fanno parte della raccolta museale anche questi splendidi
campioni di arte ceramica del '700 plasmati a Cerreto Sannita (BN).
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