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* Museo Civico

 

 

L’istituzione del Museo Sannitico-Campano (detto in seguito “Alifano” e recentemente “Civico”) a Piedimonte Matese (CE) risale al 1913.

 

Esso ebbe, nel 1927, risonanza internazionale grazie all’archeologo dott. Amedeo Majuri il quale, dopo una visita sul posto, pubblicò in quell’anno negli “Atti della R. Accademia dei Lincei” lo studio su alcuni reperti provenienti dal monte Cila, avanforte del Matese, concludendo che

 

“… Nessun altro luogo potrebbe meglio offrire ad un’esplorazione sistematica più copiosi e chiari documenti dello sviluppo delle civiltà preistoriche, di questo che deve essere uno dei più vetusti centri della civiltà italica nell’Italia meridionale”.

 

Superando non poche difficoltà il direttore prof. Raffaele Marrocco ne incrementò la dotazione con gli acquisti operati grazie al contributo del comune di Piedimonte, delle amministrazioni provinciali di Benevento e di Caserta, del ministero della Pubblica Istruzione, del Banco di Napoli e di benemeriti privati cittadini.

Nel 1935 fu stilato il catalogo composto da tre sezioni per un totale di oltre 1.500 oggetti esposti, diventati nel 1940 quasi 2.000.

 

Poi ci fu la guerra e la stasi. Nel dopoguerra si pensò addirittura di adibire i locali che ospitavano il museo a dormitorio ma, all’energiche proteste del neo direttore, fece seguito il buon senso degli amministratori comunali che evitò il trasloco.

 

Per interessamento di parlamentari locali si riuscì ad ottenere nuovi fondi da destinare al riordinamento del materiale, ed un incaricato preposto all’apertura domenicale dell’istituto ed alla relativa sorveglianza.

 

Si pensò anche di allestire nuove sezioni, fra le quali la Bibliotheca Scriptorum Loci (una raccolta della produzione letteraria locale), il reparto peleontologico con i fossili del Matese, la pinacoteca, etc.

 

Il rilancio del museo sembrava ormai cosa fatta (turisti e studiosi, in numero sempre crescente, impararono a conoscerlo e al frequentarlo) quando ignoti ladri, con una serie di furti, nel volgere di pochi anni, prima misero fine alla collezione numismatica e poi depauperarono alcune vetrine contenenti i bronzi e le terrecotte sannitiche.

 

Il soprintendente all’archeologia per le province di Napoli e Caserta, dott. Alfonso De Franciscis, nel 1973, constatata l’inadeguatezza dei sistemi di protezione, mise in salvo il rimanente ordinandone il trasferimento provvisorio presso il Museo Archeologico del capoluogo, posto in cui è tuttora custodito in attesa di tempi migliori per il ritorno.

 

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