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N.2. – L’opera pedagogica di Don Bosco

 

Ricordiamo l’ambiente e il periodo storico in cui visse don Bosco, per capire il livello di difficoltà che egli incontrò nella sua missione pedagogica e spirituale.

 

Il periodo 1815 – 1888 della vita di Don Bosco fu caratterizzato da intensa attività politica e culturale, da rivoluzioni, da eventi assolutamente fondamentali per l’Italia; basti pensare alla raggiunta unità del Paese, avvenuta nel 1860.

 

In quel tempo vissero i filosofi Hegel, Comte, Darwin, Marx, Rosmini; i poeti e letterati Foscolo, Manzoni, Victor Hugo; i patrioti Mazzini e Garibaldi; i papi Pio IX, Leone XIII; i politici Cavour, Rattazzi, Crispi; i santi Francesco de Sales, Giuseppe Cafasso, Giuseppe Benedetto Cottolengo, Maria Mazzarello, Domenico Savio.

 

Le nuove idee illuministiche, propugnate anche in Italia, avevano causato un certo decadimento della fede, anche se avevano determinato un maggiore sviluppo delle scienze e della tecnica.

 

Don Bosco non ebbe rapporti con tutti i personaggi ora ricordati (ad eccezione dei santi menzionati, i quali collaboravano con lui), però ne conobbe diversi; non partecipò a tutti gli eventi menzionati, ma in alcuni fu coinvolto e quindi la sua attività ne fu condizionata, anche in maniera incisiva.

 

Numerosi furono gli eventi sovrannaturali vissuti da Don Bosco: “sogni profetici, visioni, bilocazioni, capacità di intuire i segreti dell'anima, moltiplicazioni di pani e di cibo e di ostie, guarigioni, perfino risurrezioni di morti”.

 

Tra i tanti episodi in cui l’intervento del Santo si rivelò miracoloso, ricordiamo quelli di Torino nel 1854.

 

Era scoppiato il colera e gli ammalati venivano condotti a Borgo Dora, poco vicino all’oratorio di Don Bosco. I morti e i contaminati si contavano a centinaia e gli aiuti, specialmente per l’assistenza e il trasporto, erano assolutamente insufficienti, perché la gente aveva paura del contagio.

 

Allora Don Bosco chiamò i suoi ragazzi, chiese aiuto per quei malati e disse:

«Se voi vi mettete tutti in grazia di Dio e non commettete nessun peccato mortale, io vi assicu­ro che nessuno di voi sarà colpito dalla peste».

 

Tutti quei giovani si divisero in tre squadre, con compiti diversi, per soccorrere quegli infelici.

Dopo alcuni mesi la situazione migliorò, ma nessuno di quei giovani si ammalò, mentre i morti furono 1400 e gli appestati 2500.

 

Don Bosco adottava un metodo educativo molto efficace, che egli chiamava Sistema preventivo, basato sulla ragione e sull’amore per il prossimo.

 

Questo suo sistema pedagogico, largamente diffuso nella Chiesa, fu pubblicato nel 1977 in un libro dal titolo: Il sistema preventivo nell’educazione della gioventù.

 

Egli, profondo conoscitore della psicologia infantile, aveva per motto: “Prevenire, non reprimere”.

 

In pratica, predisponeva i giovani all’amore per il prossimo e all’allegria ma, contemporaneamente, sorvegliava il loro comportamento ed interveniva efficacemente, senza mai esagerare nelle punizioni.

 

Una volta creata l’atmosfera di serenità e di allegria, Don Bosco disponeva i giovani alla riflessione, all’incontro con Cristo, insegnava la dottrina cristiana e pregava con loro.

 

Don Bosco era sostenuto, nel suo infaticabile impegno giornaliero verso i giovani, dall’aiuto di Dio e da una grandissima fiducia dell’aiuto di Maria Ausiliatrice.

 

Insegnò ai suoi seguaci l’amore e la temperanza, come virtù fondamentali di una vita veramente cristiana.

 

Oltre al libro già menzionato, Don Bosco ne pubblicò molti altri, su argomenti vari, sempre in forma divulgativa e sempre con lo scopo di aiutare i giovani nello studio e nella conoscenza.

 

Tra le sue pubblicazioni (circa 50) annoveriamo testi di storia sacra, di storia d’Italia, biografie varie.

 

Inoltre, egli curò anche la pubblicazione di 204 volumetti scritti per la gioventù italiana. A Torino esisteva addirittura una tipografia di Don Bosco.

 

Don Bosco effettuò viaggi apostolici in Francia e in Spagna.

 

 

N.3. – Lo stemma dei Salesiani

 

 

stemmasalesiani

Lo stemma dei Salesiani fu ideato dallo stesso Don Bosco e fu usato, per la prima volta, in  una circolare dell’8 dicembre 1885; da allora non ha subito alcuna mutazione.

 

Dalla figura si osserva subito che esso non rispetta pienamente le norme dell’araldica, perché Don Bosco non pensava minimamente di ottenere, mediante lo stemma, alcuna distinzione di classe.

Lo stemma, infatti, doveva servire come simbolo di identità dei Salesiani e doveva ricordare, attraverso le immagini contenute, le regole fondamentali della Congregazione. 

 

Eseguiamo la lettura dello stemma.

 

·       La stella indica la fede;

·       l’ancora rappresenta la speranza;

·       il cuore infiammato ricorda la carità;

·       il santo raffigurato è San Francesco di Sales, patrono della Congregazione;

·      il foglio e la penna del santo rappresentano, verosimilmente, l’attività di Don Bosco e dei Salesiani in campo culturale e giornalistico.

·      Sotto c’è un boschetto che ricorda il cognome di Don Bosco; le montagne rappresentano le finalità, di alto livello, cui tende la Società;

·     l’alloro e la palma indicano il riconoscimento di chi dedica la sua vita alla cultura e alla saggezza; le rose evocano un sogno del Santo, nel quale egli camminava con i suoi allievi in un giardino fiorito, in cui vi erano anche spine pungenti.

·       Il motto “Da mihi animas caetera tolle” indica che il fine supremo della sua opera educatrice è la salvezza delle anime.

·     Non mancano certo riferimenti a Gesù e alla Madonna: sono ancora l’ancora, la stella e il cuore (di Gesù) e, infine, il colore del campo – azzurro - che richiama Maria Ausiliatrice (la Madonna è sempre raffigurata con occhi e manto azzurri).

 

Si legga il meraviglioso inno sacro, qui riportato, per rendersi conto che alla Madonna sono sempre associati i colori del mare e del cielo (azzurro).

 

Dell’aurora tu sorgi più bella

Dell'aurora tu sorgi più bella
coi tuoi raggi fai lieta la terra
e tra gli astri che il cielo rinserra
non v'è stella più bella di te.

Rit.
Bella tu sei qual sole
bianca più della luna
e le stelle le più belle
non son belle al par di te. (2 v.)


Gli occhi tuoi son più belli del mare,
la tua fronte ha il colore del giglio,
le tue gote baciate dal Figlio
son due rose e le labbra son fior.

Rit.

T'incoronano dodici stelle
al tuo piè piegan l'ali del vento
della luna s'incurva l'argento
il tuo manto ha il colore del ciel.

                                                                      Rit.

Delle perle Tu passi l'incanto,
la bellezza Tu vinci dei fiori
Tu dell'iride eclissi i bagliori,
il Tuo viso rapisce il Signor

Rit.

 

Ho voluto riportare anche la melodia di questo stupendo inno: la sentite come sottofondo musicale.

 

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