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Lettere di Aurora Sanseverino a Perti

 

II parte

 

 

44.1.106

Per (attraverso) il signor Giulio ricevé signoria vostra le mie preghiere nei passati mesi, acciò avesse favorito pormi all’ordine un’opera per musica per il tempo del mio parto; e già per mezzo del medesimo ne ricevei il riscontro, che signoria vostra non solo aveva dato principio alla composizione, ma che aveva approntato con i virtuosi che dovevano recitarla e dello stesso signor Giulio ne furono portati, e lei in mio nome, gli dovuti rendimenti di grazie. Ahi perché mi è accaduto l’accidente della morte del mio fraterno cugino, e si trova nel punto del medesimo passaggio un'altra mia stretta parente, e perciò per non pregiudicarla (per non contravvenire) al costume di questo nostro regno, mi viene proibito il poterla far recitare; ne porto anticipatamente a signoria vostra la notizia affinché lei si tolga per adesso dall’impaccio e codesti signori virtuosi non vi si tolgano da altro impiego. Con tutto ciò non lascio di professare così a vostra signoria come a codesti signori virtuosi medesimi, le mie indelebili obbligazioni e tali, come se ne avesse goduto il favore della vista, pregandoli unitamente a volermi porgere le occasioni da poterle dimostrare il mio gradimento; mentre io mi esibisco pronta con tutto il mio potere al loro servigio, riserbandomi d’avvalermi delle loro grazie per altra congiuntura a ciò piacendo, e prego vostra signoria passare uno per uno quest’ufficio in mio nome.

Io poi resto attendendo dalla di lei cortesia la risposta all’altra mia inviatale, per dovere con sicurezza rimettere una cosuccia, e facendo riverenza alla signora Giulia mi confermo.

19 aprile 1700

 

 

G. Utens, Pratolino, Firenze, Museo Storico Topografico "Firenze com'era"

 

 

44.2.162

Forse fra la lettera precedente e questa sono state perse delle missive, poiché il lasso di tempo che le divide è abbastanza lungo (cosa di cui Aurora Sanseverino si lamenta e che imputa ad un interessamento insufficiente nei propri confronti da parte di Giacomo Perti, cfr. lettera 44.2.232).

 

Mi sono giunte così le due nuove cantate, come la musica delle altre in stampa, delle quali signoria vostra s’è degnata onorarmi e gliene rendo grazie uguali al sommo ed inesplicabile godimento, che di continuo ricevo nell’udire le armonie di signoria vostra degnissimo parto della sua mano e sapere.

Invidio al serenissimo di Toscana[1] la sorte (fortuna), che ha di godere nel suo Pratolino[2] dei suoi concerti, qual consolo spero in Dio dovere anche io avere a sortire dalla (poter fare riferimento sulla) gentilezza e cortesia di vostra signoria.

Ringrazio anche signoria vostra infinitamente degli onori che a mio riguardo pensavo di compartire al signor padre Cesare[3], quale però godo non gli abbia dato questo luogo, mentre lui si partì da me licenziato dal mio servigio con mio poco suo gusto, mentre altrimenti avrei per lui stesso indirizzati a signoria vostra gli miei versi.

Il signor Francesco Antonio Cavalletti ritorna qua e nel ritorno che farà per Roma saprò del mio prossimo sgravamento; le farò pervenire per messo suo gli attestati del mio ossequio e qui pregandola a riverirmi la signora Giulia, devotamente mi confermo.

4 luglio 1700 (secondo l’archivio il giorno non è comprensibile).

 

44.2.115

Aurora Sanseverino Gaetani scrive al compositore a proposito della nascita del proprio figlio (23 luglio 1700).

 

Fra le moltissime commemorazioni, che qua di continuo si fanno della virtù e merito di signoria vostra con questi signori che qua si trovano, fra quali vi è il signor Nicolino di Branswich[4], mi sovviene di portare a signoria vostra la notizia, come prode a benedetto venerdì 23 del caduto mese di luglio ad ora una e mezza di notte mi sgravai di un bellissimo figlio maschio; spero che lei siccome godrà d’un tal avviso, così si degnerà in questa congiuntura onorarmi di qualche sua cantata, mentre per ora pregandola a porgermi le occasioni di servirla, ed a riverirmi la signora Giulia, devotamente mi confermo.

8 agosto 1700

 

44.2.117

Perché la dimora del signor Francesco Antonio Cavalletti già si và molto allungando, arrossisco di andar tanto diffacendo (di contravvenire in tal modo a) i miei doveri, che però unitamente il presente mio foglio riceverà signoria vostra per le mani del padre Federico Cuzzani dentro una piccola scatoletta una farfalla col corpo di perla, ed il resto d’oro, e diamanti; quale prego la di lei cortesia presentare il mio nome alla signora Giulia sua moglie unitamente con le mie mostre (mostrate, chiare) raccomandazioni, pregando ambedue a compatirmi, sa non è cosa, che uguagli il di loro stimatissimo merito, rendendosi però presente per essere una cosuccia singolare, e rara, mi so presa la confidenza di inviargliela dovendo poi il signor Giulio (probabilmente si fa riferimento a Cavalletti) portarsi in Napoli chiamato ad una festa ed essendovi ivi un contralto, che va rinomato per cosa celebre, stante il signor Giulio, come signoria vostra sa, canta bene di contralto, prego vivamente la di lei gentilezza farmi grazia mandarmi un paro di duetti a due contralti, nella maniera che se li supplica nell’ingiunto foglio, acciò anche signoria vostra sia a parte dell’onore che sarà per farmi in quella città il signor Giulio, quali duetti resto attendendo quanto più presto le si renda comodo. Prego anche signoria vostra favorirmi per la prossima mia festa della concessione di un salmo, ed un paio di mottetti a solo per voce di contralto sfogato, e le replico ancora i miei preghi, perché si compiaccia farmi godere delle arie dell’opera, che ha composto per il gran principe[5]; e pregandola in fine di compatire la mia soverchia insolenza nel portare tanti incomodi, ed a porgerne in ricordo le occasioni di poterla servire come bramo, nuovamente mi confermo.

3 ottobre 1700

La scrittura continua al di sotto della data:

Soggiungo a signoria vostra che mi capitò la sua famosissima cantata di cui per maggiormente godere l’ho fatta rapportare dal soprano in contralto, e vi ho goduta io la solita gioia, che non posso dir più.

 

 

44.2.171

Rispondo a dei carissimi fogli di signoria vostra, e le accuso (secondo l’interpretazione del Vocabolario della Crusca, significa “confessare”; in passato era molto usata la formula “confessare una lettera”) la ricevuta copia della famosissima cantata, come dei due mottetti, e del salmo, dei quali spero dover godere l’armonia nella prossima festa della Concezione del Santissimo, i duetti li resto (sto) attendendo dalla di lei cortesia in ogni suo comodo (con tutta calma) come la prego ancora delle arie dell’opera di Firenze, le quali ancorché io sappia esser poche, pure bramo molto di averle per unirle a un libro che devo far legare (rilegare).

Mi confonde poi signoria vostra con le tante espressioni per la farfalla, che godo sommamente le sia giunta, la prego però in essa considerare solo il paragone, che viene col suo gran merito, e non altro, e mentre porgo alla signora Giulia le mie raccomandazioni mi confermo.

5 o 9, settembre 1700 (secondo l’archivio il 5, ma questa lettera è sicuramente successiva alla precedente, 44.2.117 e quindi sarà da datare o novembre o dicembre).

 

44.2.158

Forse fra la lettera precedente e questa sono state perse delle missive, poiché il lasso di tempo che le divide è abbastanza lungo (cfr. 44.2.162 e 44.2.232).

 

Gli uffici, che signoria vostra si compiace passar meco, nel porgermi gli auguri più prosperi nell’occasione delle feste del Natale del Signore, non solo li ho sommamente graditi, ma mi costituiscono un grado di particolare obbligazione, per la singolare cortesia, che si compiace mostrarmi, le riannuncio perciò così a signoria vostra, come alla signora Giulia colma di quei consensi, che gli ho implorati dal cielo, che spero a misura del di lei medesimo degno.

Il duetto, di cui mi ha favorito, mi ha piaciuto tanto e tanto, che più dir non si può, e se signoria vostra mi favorirà dell’altro a proporzione di questo, io resterò a tal segno consolata, che non saprò esprimerle abbastanza le mie obbligazioni. Ne ho goduta la melodia dal signor Giulietto e signor Luigino[6], che si trova qua unitamente col signor Manzini, e vi si tratterranno altri pochi giorni.

Non lascio in tanto di pregare signoria vostra a favorirmi delle occasioni di servirla, mentre devotamente mi confermo.

2 gennaio 1701

La scrittura continua al di sotto della data:

Avviso signoria vostra a cui prego le lettere, che dovrà favorirmi mandare da oggi innanzi indirizzate in Roma al signor Marco Antonio Cavalletti mentre il padre Cuzzani questa sera è giunto qua.

 

K.44.2.232

Dal non avere io sognato di dare a signoria vostra occasione nessuna di disturbo, e dal vedermi io priva dei suoi fogli da più di due mesi, contro il costume della di lei connaturale bontà, tanto maggiormente, che attendevo dalla sua cortesia il germano del consaputo degnissimo duetto, con molta ragione entro nel dubbio, che signoria vostra, e la signora Giulia godano poca buona salute, che però per togliermi da queste dubbiezze, che molto mi rattristano, sono con questo a pregarla voglia favorirmi di ragguaglio del di loro buon stato, ed insieme delle occasioni di servirla, come devo, mentre portando a signoria vostra le riverenze del signor Giulio, mi confermo.

6 marzo 1701

 

44.2.122

Dalla seguente lettera di Aurora Sanseverino, risulta che Perti ha addotto nella missiva ad essa precedente la scusa della malattia per giustificare i frequenti ritardi nel rispondere alle epistole della dama.

 

In questa settimana mi son giunte due favoritissime cantate di signoria vostra, le quali mi hanno cagionato un estremo giubilo per la notizia che mi danno della di lei buona salute, che era il motivo, che mi affliggeva per la mancanza de suoi fogli, senza che avessi io giammai dubitato della generosa consegna di signoria vostra.

Unitamente ho ricevuto così l’arie di Firenze, come le sei cantate, dei quali la solita gentilezza mi ha signoria vostra favorita; e per quel, che tocca alle prime son tutte tutte degnissime, ma precisamente le due e l’una e l’altra patetica hanno veramente del divino; le cantate poi le stimo tali, che non mi fido di esprimerne il sentimento che ne ho nella maniera che si dovrebbe, basta però solo dire che io non penso possa trovarsi cosa migliore e di maggior gusto al mondo, che perciò ne protesto alla umanità di signoria vostra le mie singolari e precise obbligazioni, in particolare per l’attenzione maggiore, con la quale ha segnalato la prima cantata che contiene il mio nome. p.320 per l’arie, però, perché a mio genio avessi desiderato, che fossero state infinite per così dire, mi addoloro, che in mente si appaghino nelle opere di così poche, è vero però, che le cose ottime debbono essere rare.

Benché poi signoria vostra mi onori delle notizie di costà, ho gustato però di leggere nel foglio del signor Giulio (Cavalletti) la speciosa radunanza, che lei tiene nella cappella di San Petronio, le persone della quale ragionevolmente debbonsi dirsi degni soldati di un tanto, e tal Capitano, e me ne congratulo con signoria vostra sommamente, la prego però favorirmi della notizia di tutti gli altri, che contano in detta cappella oltre all’insigne signor Pistocchini[7] e Torello[8].

Che ancorché il detto signor Pistocchini io supponga già partito da costà, ed io fin ora non abbia passata con lui comunicazione nessuna, nel ritorno perciò, che farà costà, prego signoria vostra riverirlo cordialmente in mio nome, e dirle che fra le dame, che godono a farsi stima della musica io non penso essere d’inferiore, e quanto più son continue le commemorazioni, che facciamo di lui col signor Giulio, tanto più mi riesce sensibile la smentita di vederlo svogliato di fare una passata in Napoli, se con tal congiuntura potrebbe dispensarmi il favore concedendomi da altri signori di osservare almeno di passaggio questa mia residenza.

Infinitamente poi mi ha consolato la postilla, che signoria vostra ha fatto nella lettera del signor Giulio, in cui dice che sarebbe bello vedere un maestro di cappella di San Petronio all’improvviso in Piedimonte, io pero sto a dirle, che se pure ciò signoria vostra non si compiaccia farlo di buona voglia vi potrà essere congiuntura, ed accidente di tal circostanza, che ci obblighi a farlo, e tanto basti.

Prego in fine signoria vostra darmi motivo da potermi alleggerire da gli infiniti obblighi, che le devo, col porgermi gli mezzi da poterla servire, mentre con mille abbracci alla signora Giulia sua consorte, devotamente mi riconfermo.

3 aprile 1701

La scrittura continua al di sotto della data:

Prego anche di favorirmi della notizia delle persone, che recitano nelle opere di Piacenza.

 

44.1.115

Rendo a signoria vostra infinite grazie così delle cortesissime espressioni che si è degnata passar meco (trasmettermi), come della nota dei suoi virtuosi, che mi ha favorito mandarmi, e mi dispiace al sommo di non poter godere dei loro favori.

Ho riferito al signor Giulio le sue grazie, e mi ha detto, che le riportasse le sue infinite riverenze questa mattina, che lui è partito per Napoli per godersi le feste, che in questa settimana si faranno per la coronazione del nostro re[9]. Prego signoria vostra riverire in mio nome la signora Giulia, mentre devotamente mi confermo.

1 maggio 1701 (secondo l’archivio il giorno è il 10).

 

44.2.164

Le dimostranze (dimostrazioni) onorevoli, che signoria vostra ha ricevute dalla clemenza a S.M.C. nella medaglia d’oro hanno cagionato in me così singolarissimo giubilo perché conosco, e godo della soma stima, che la sua virtù dimora in ogni loco, e perciò ne riporto a signoria vostra le mie affettuose congratulazioni, come fu anche per l’impiego datoli dal signor principe di Toscana[10], che benché le sia di fatica, le riuscirà però ugualmente di somma gloria. Prego intanto vostra signoria riverire in mio nome la signora Giulia e porgermi le occasioni di servirla mentre onoratamente mi confermo.

29 maggio 1701

 

44.2.121

Forse fra la lettera precedente e questa sono state perse delle missive, poiché il lasso di tempo che le divide è abbastanza lungo (cfr. 44.2.162 e 44.2.232).

 

Fatti bellissimi mottetto, e cantate, dei quali signoria vostra mi ha favorito, ben conosco la grandezza della di lei cortesia, ed attenzione verso di me, che non sa far altro, che obbligarmi con la molteplicità dei favori. Non vorrei poi che signoria vostra apprendesse così arduamente gli miei sospetti significatili dal signor Giulio intorno alla propagazione del duetto, il che quando fosse stato vero, mi avrebbe dispiaciuto sì, ma non avrei mai provato di incolparne la di lei bontà, e da me ben conosciuta puntualità, e perciò se ne quieti per amor di Dio, mentre io sempre desiderosa delle occasioni di servirla, pregandola a riverire in mio nome la signora Giulia sua consorte, mi confermo.

21 agosto 1701

 

44.2.148

Forse fra la lettera precedente e questa sono state perse delle missive, poiché il lasso di tempo che le divide è abbastanza lungo (cfr. 44.2.162 e 44.2.232).

 

Effetti della sua singolar cortesia stimo gli auguri, che vostra signoria assieme con la signora Giulia ha favorito portarmi in occasione delle feste natalizie del Signore, riannuncio perciò ad ambedue il colmo d’ogni più desiderabile felicità, e la prego a concedermi il consolo dei loro comandi in alleviamento de miei precisi obblighi, che le conservo.

Ho ricevuto le sei cantate, cinque del signor Benati[11], ed una di signoria vostra e gliene rendo infinite grazie, benché non ho potuto goderne stante l’assenza del signor Giulio, che son stata costretta a concedere in quest’anno per il teatro di Napoli a comandi di persona a cui non ho potuto venir meno; e cordialmente mi confermo.

7 gennaio 1702 (secondo l’archivio il mese non è comprensibile).

 

44.2.128

Forse fra la lettera precedente e questa sono state perse delle missive, poiché il lasso di tempo che le divide è abbastanza lungo (cfr. 44.2.162 e 44.2.232).

 

Lodato il cielo, che vedo un verso di signoria vostra, da cui non posso negare che ho ricevuto un estremo consenso, che maggiormente sarebbe stato, se si fosse compiaciuto porgermi in esso le occasioni di poterla servire, come vivamente bramo, e se la prego, non lascio in tanto di portare le mie affettuose rimostranze alla signora Giulia sua consorte, ed altrettante prego signoria vostra darne in mio nome alla signora Maria Madalena (sic), dalla di cui figlia resto attendendo il favore dell’aria del Filoteo mentre devotamente mi confermo.

27 luglio 1702 (secondo l’archivio il 26 novembre)

 

44.2.123

Forse fra la lettera precedente e questa sono state perse delle missive, poiché il lasso di tempo che le divide è abbastanza lungo (cfr. 44.2.162 e 44.2.232).

 

Non lascia signoria vostra in ciascheduna creazione di obbligarmi con gli atti della sua generosa cortesia, come ha fatto nell’augurio di prosperità che mi ha passato in questa delle prossime feste del Santo Natale, mentre perciò ne rendo a signoria vostra le dovute grazie, riannuncio così a lei, come alla signora Giulia le medesime festività colme d’ogni consolazione più bramata; e pregandola di sollecita risposta a quanto le scrissi della obbligazioni, cordialmente mi confermo.

23 dicembre 1702

La scrittura continua al di sotto della data:

Prego vostra signoria favorirmi dar ricapito all’acclusa del signor Borosini[12] perché io non so dove si trova.

 

44.2.104

Benché signoria vostra non abbia trascurato giammai mezzo nessuno per rendermi sempre paga in ciascheduna cosa il mio genio, questa volta però mi dichiaro sorpresa dalla consolazione per la certezza che mi dà di volermi favorire nella consaputa serenata che le scrissi, e dall’efficacia di signoria vostra medesimo mi comprometto il favore di tutti gli altri; che però non avendo potuto fin ora mandare la serenata suddetta per gl’imbarazzi nei quali ha tenuto gli nostri animi la morte del signor Cardinal Cantelmi[13], che sia in cielo, la mando adesso, e perché come vedrà non c’è la parte del Buffo, non occorrerà incomodare il signor Pietro Paolo Benigno[14], ma solo tutti gli altri, che le scrissi; non mi estendo in raccomandarle di impegnarmi tutto il suo sapere, perché so quanto signoria vostra sia parziale, e della mia stima, e dei miei gusti, perloché mi veda solo di pregarla a darmi il riscontro di esserci già capitata, e di avere già ottenuto il consenso di tutti, acciò io su questo non viva più con dubbiezza alcuna; un piccolo prologhetto, che penso farmi precedere lo manderò appresso, mentre appunto si stanno componendo le parole; e mentre prego signoria vostra a non mancare di esercitare la mia prontezza in tutte le use di suo genio, e dare mille cordiali abbracci in mio nome alla signora Giulia sua consorte, devotamente mi confermo.

21 gennaio 1703

La scrittura continua al di sotto della data, con una grafia leggermente diversa:

Il giorno destinato per rappresentare detta serenata io ancora non ho stabilito, però spero farlo sortire verso gli ultimi giorni d’aprile oppure per il primo dì di maggio, che se mai per questo tempo vi bisognassero lettere mie a codesti signori che hanno la cura di San Petronio come anche al cardinal Bon Compagno[15] mio zio, signoria vostra me l’avviserà ch’io sarò pronta a farne mille, se anche ve ne bisognassero purché signoria vostra e semmai gli altri della cappella possano venirsene con ogni sicurezza e soddisfazione, e nuovamente me li confermo abbracciando cordialmente la signora Giulia mia stimatissima.

 

44.2.118

La contessa palesa al compositore la propria necessità di poter contare su di una virtuosa impegnata in un servizio permanente presso di sé: la corrispondenza tra Aurora Sanseverino e Giacomo Perti, proprio per questo motivo, si infittisce.

 

Forse fra la lettera precedente e questa sono state perse delle missive, poiché il lasso di tempo che le divide è abbastanza lungo (cfr. 44.2.162 e 44.2.232).

 

Ho sentito con godimento particolare l’onore che signoria vostra accenna avere avuto dal serenissimo di Modena[16] di far la musica dell’oratorio cantato costà da suoi virtuosi, ma non me n’ammiro (mi stupisco), perché conosco assai bene il suo gran merito.

Per quel che tocca ciò che l’è stato comunicato in confidenza dal signor Borosini del mio pensiero che lui mi provvedesse di una virtuosa per la mia camera è forza che la medesima confidenza io mi voglia con (io faccia a) signoria vostra non solo acciò interponga la sua efficacia, e prudenza insieme in favorirmi, ma ancora acciò mi compatisca, e conosca il fine per cui io non pregai signoria vostra di questo favore; io dunque pregai il signor Borosini, che mi avesse favorito trovarmi una donna per il mio ricevimento, perché non posso vivere senza il godere della musica, la qual donna avesse le seguenti condizioni, cioè che fosse nata da buoni padre, e madre, che sapesse accompagnarsi da sé, che avesse, imparato la musica per suo genio, e non per esercitarsi nell’esercizio di essa nei teatri, o altro, che fosse di poca età, e di buoni costumi, e ben allenata, poco curandomi che avesse tenuta poca voce e fosse stata o di soprano o di contralto, e per le convenienze di lei e ogni altro, mi rimettevo in tutto e per tutto alla di lui determinazione, obbligandomi di mandarla a prendere ad ogni suo agio con tutti gli riguardi dovuti, e di tenerne quella stima, che sia idonea a collocarla in maniera, che non avesse avuto a pentirsi d’essermi venuta a servire; dalle quali convenienze, e promesse vedevo indubitatamente che il signor Borosini avesse avuto a rispondermi di volermi dare sua figlia, che non glielo scrissi apertamente per non impegnarmi a riceverne aperta negativa, e tanto più vidi, che il signor Borosini mi condiscendesse, perché lui quando mi fu qua l’ultima volta mi domandò se qua vi erano monasteri di musica, e rispostogli da me, che ve n’erano due, e domandatogli perché di ciò mi richiedeva, mi disse se le monache si dilettavano di cantare perché avrebbe voluto mandarmi una sua figlia per farla vivere sotto la mia protezione; ora dalla lettera di signoria vostra intendo che abbia comunicato a lei l’affare, ed impegnatolo a favorirmi, e lui nemmeno mi ha risposto alla mia su questo particolare; perloché prego signoria vostra di parlarne col medesimo signor Borosini come da sua e con atto di confidenza una parola, per conoscere come lo veda disposto a questo, senza però darle a vedere, che io gliel’abbia scritto, ed in caso che ve lo conosca alieno, e svogliato di farlo, prego signoria vostra favorirmi impiegare in altra parte tutto se stesso in trovarmene un’altra, la quale abbia le accennate condizioni; però non la voglio bolognese[17], perché con buona sua licenza grato faccio stima degli uomini di Bologna, altrettanto ho qualche aborrimento nelle donne per la poca buona fortuna, che incontrai nelle due bolognesi, che mi servirono per qualche tempo, e tutto che trattate da me con amorevolezza grande, poco mi si mostrarono grate, anzi di cattivo sentimento; perloché potrà favorirmi far la diligenza o in città o altra parte che le paia a proposito, ma sia il favore, che le chiedo con prontezza, perché possa averla qua prima della mutazione dei tempi, mentre in tal caso non potendo io soffrire il starne senza il divertimento della musica sarò costretta fare altra risoluzione, e perciò resto attendendo dalla di lei bontà con ansietà grande buoni riscontri per questo affare.

Per quel che tocca l’aver licenziato Giulietto dal mio servigio si contenti signoria vostra che le dia il ragguaglio del come, e perché; lui dunque è stato a servirmi per lo spazio di cinque anni, ne gli quali ha ricevuto di sua provvigione dal duca mio seicento scudi romani[18] alla ragione di scudi dieci il mese; circa altri ducati mille del regno ha ricevuti da me di contanti; oltre altri cento scudi romani mandati da me a sua madre; circa altri ducati mille, e quattrocento furono da me presi in tutto il detto tempo per suo servigio in tanti abiti assai ricchi, mantenimento, e compre dei (acquisto di) cavalli, ed altro, oltre infinite spese minute, e di poca considerazione, che non si nominano; sopra mille ducati ha ricevuti da me di regali in tanti pezzi di argenterie, gioie, ed altre cose simili oltre l’essere stato trattato di tavola, e servitù come le persone nostre; né questo signoria vostra lo veda mia millanteria, ma pura verità, e ne tengo qui distinto conto, e lungo foglio d’annoverazione sottoscritto, e confermato dal medesimo Giulietto per mia cautela; ora con tutti gli sopra detti trattamenti, e stipendi mi fu riferito, che Giulietto si lagnava, tutto che io l’anno passato gli avessi anche permesso di uscire alla città di Napoli, ove buscò mille scudi in due volte, può vedere signoria vostra quanto mi avesse dispiaciuto l’essersi accertata delle sue doglianze da lui fatte anche in Napoli, che perciò cercai di porle in chiaro, e farglielo sapere con qualche mio giusto sentimento, al che lui fece venirvi da Roma suo fratello, e fece chiedermi da lui licenza di andare a vedere sua madre, ed io gliela diedi per sempre, perché così mi conveniva; veda signoria vostra e consideri da ciò la sua ingratitudine, che oltre di quanto ho detto si è partito dal mio servigio buon musico, ma non so se mi venne tale, però chi l’ha conosciuto lo saprà; basta, io non l’ho voluto far partire che colmo di beni, e di favori, perché si apprezzi la mia stima da ogni uno, e non l’altrui demerito.

Prego intanto signoria vostra concedermi le occasioni di servirla come bramo, e riverire in mio nome la signora Giulia sua consorte, mentre mi confermo.

 

8 aprile 1703 (secondo l’archivio agosto; tale valutazione è sicuramente erronea, perché la lettera 44.2.131 datata con certezza “maggio” fa riferimento alla decisione di Borosini di non proporre sua figlia in veste di virtuosa per Aurora Sanseverino. Tale missiva deve essere stata redatta sicuramente dopo questa lettera, che risulterebbe in tal modo datata “aprile”).

 

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[1] Ferdinando III de’ Medici.

[2] Costruita tra il 1570 e il 1575 a Vaglia (FI) da Bernardo Buontalenti su commissione di Francesco I, la villa si arricchì subito di un meraviglioso giardino con giochi d'acqua, vasche, fontane, statue. Ammirato dai viaggiatori di tutta Europa, il giardino accoglieva opere di straordinario impatto scenografico come la colossale statua dell'Appennino, la fontana progettata dall'Ammannati, ma anche voliere, grotte, la quercia animata, in un’esplosione della più raffinata cultura manierista fiorentina. Trasformato in chiave barocca nel '600, Pratolino ebbe un lungo periodo di declino fino agli inizi dell'800, quando gli interventi di Joseph Frietsch e Luigi De Cambray Digny ne consentirono una risistemazione romantica. Nel 1872 fu venduta all'industriale Paolo Demidoff.

[3] Probabilmente tale Cesare d’Este, segretario papale, citato nella lettera 44.2.225 del 29 aprile 1703.

[4] Cfr. nota n° 2.

[5] Ferdinando III de’ Medici.

[6] Cfr. nota n°6.

[7] Citato anche come “Pistocco” e “Pistocchi” (quest’ultimo è il nome più corretto), Francesco Antonio detto “Pistocchino” all’epoca era uno dei maggiori insegnanti di canto, oltre che contraltista e compositore.

[8] Giuseppe Torelli, compositore e violinista di chiara fama.

[9] Alla morte senza eredi di Carlo II (1700) iniziò la guerra di successione spagnola e polacca, sicché dopo 1'affermazione di Filippo IV (Filippo V di Spagna) di Borbone, il primo dei viceré spagnoli, si assiste al passaggio, in un ventennio, della Sicilia dagli Spagnoli ai Savoia, dai Savoia agli Austriaci, dagli Austriaci ai Borbone di Napoli; Filippo, Gran Maestro dell’ordine del Toson d’Oro (dal 1700 al 1724), Gran Maestro degli ordini militari di Santiago, Calatrava, Alcantara y Montesa, duca d'Anjou (1683 – 1700) e cavaliere dell’ordine del re di Francia dal 1695, fu Re di Napoli dal 1700 al 1707, e Re di Sicilia, dal 1700 al 1713, nonché re di Spagna (dal 1700 al 1724 e, dopo una brevissima interruzione, dal 1724 al 1746).

[10] Cfr. lettera 44.2.114, del 3 ottobre 1700.

[11] Compositore.

[12] Trattasi probabilmente del tenore Antonio Borosini.

[13] Giacomo Cantelmi, arcivescovo di Napoli, partecipò alle conclavi del 9 ottobre e del 23 novembre 1700; nel 1687 era Nunzio.

[14] Benigni, basso.

[15] Trattasi probabilmente di Giacomo Buoncompagni, vescovo di Bologna e titolare di Santa Maria in Via (cfr. CHRACAS Diario Ordinario (di Roma), Sunto di Notizie e Indici, Vol. I, 1718 – 1736; potrebbe altresì essere un altro cardinale bolognese: Girolamo Buoncompagni, vissuto tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento.

[16] Rinaldo III, citato in altre lettere (cfr. nota n°7).

[17] La fama delle “cantatrici” bolognesi pare non discostarsi, nel Settecento, rispetto al Trecento, quando Antonio Francesco Ghiselli nella Cronica di Bologna metteva in dubbio la moralità delle donne che svolgevano tale professione. Tale giudizio non era esclusivamente riservato a personaggi femminili, ma a tutti coloro che ricoprivano un ruolo nei lavori legati allo spettacolo, ambito di corruzione per eccellenza; le donne, tuttavia, per propria natura, risultavano più sensibili degli uomini al disfacimento etico.

[18] Monete in uso a Roma nel Settecento; per potere giudicare lo stipendio di detto “Giulietto”, si consideri che l'atto di compravendita di Palazzo Corsini, sito in Via della Lungara nel popoloso rione romano di Trastevere, stipulato il 27 luglio 1736, contemplava il pagamento di 70.000 scudi romani per tale proprietà nobiliare; oltre al palazzo principale furono compresi nella vendita il cortile, gli orti, il giardino, il bosco, il casino sulla sommità del Gianicolo, dodici once di acqua paola e le rendite di tutti gli immobili compresi tra il primo e il secondo vicolo riario allora dati in locazione, compresa l'“Osteria dell'Albero” presso Porta Settimiana e la "sculteria".