■ Raviscanina
È un nome di difficile trascrizione e
interpretazione. In testi medievali[1],
è detta Rabbicano e Robbacanina.
Ne vengono due possibilità: 1) o questa è l’antica
pronunzia, da cui si è avuta l’evoluzione della dentale forte b nella
debole v e ne è venuta la pronunzia dialettale ravecanina; 2) o
il termine antico è proprio ravecanina, trascritto paleograficamente con
la doppia bb. In tal caso anche una parziale interpretazione è
possibile: rave indica il letto del torrente in una valle. E rupiscanina?
È ripulitura del medievale robbacanina?…
Comunque sia, non ha assolutamente niente a che fare
con console Claudio Caninia, una fantasia di Trutta, che ha fruttato
l’intitolazione di una via a quel personaggio.
Il paese deriva certamente
da Sant’Angelo (vecchio) sul castello,
e nelle Rationes decimarum non viene nominato, segno che se pur
l’abitato era disceso dalla collina nella valle dove si trova, non aveva
raggiunto l’autonomia ecclesiastica. Quella amministrativa da Sant’Angelo è
stata raggiunta nel 1810[2].
La parrocchiale è dedicata all’Esaltazione della
Croce (14 Settembre). Sull’origine nessuna data sicura, ma certamente sta
alla pari con S. Maria della Valle di Sant’Angelo. Fu rifatta nel 1858
dall’ing. Giacomo Torti di Piedimonte[3].
La domenica 15 Ottobre 1943, rimase distrutta sotto il bombardamento americano,
ed è stata ricostruita sul posto, e consacrata il 28 Maggio 1972.
L’Annunziata, nell’attuale piazza Municipio,
fu eretta nel 1622; rifatta in seguito, oggi è detta del S. Cuore. Nella
campagna in basso sorgeva S. Stefano, di cui si parla in altra parte; e
sulla via vecchia per Sant’Angelo sta la piccola e raccolta cappella del Calvario,
in due vani, con pittura del Seicento nel paliotto dell’altare.
Ad essa si va nel pomeriggio della Domenica delle
Palme, e si porta in paese le statue del Cristo morto e dell’Addolorata. Al
pomeriggio del Venerdì santo, dopo la processione per il paese, vengono
riportate nella cappella.