3. L’ESPERIENZA COMUNITARIA TRA ALLARGAMENTO E APPROFON-DIMENTO
Le
operazioni d'insediamento delle Istituzioni comunitarie si erano appena chiuse quando
una grandissima crisi si riversò sulla situazione politica francese. In tale
situazione il generale De Gaulle ritornò sulla scena politica, ma alle
condizioni di attuare una Repubblica Presidenziale per accentuare il ruolo
della Francia in Europa e di ricercare un equilibrio sulla situazione mondiale,
di qui un trattato tra la Francia e l'Unione Sovietica. Tale impostazione ebbe
profonde ripercussioni anche sul piano Comunitario, dove l'attacco gaullista si
scontrò con gli eurocrati di Bruxelles. Una delle linee portanti della politica
europea di De Gaulle fu un negoziato sulla politica agricola comune svoltosi
nel corso del 1961: occorreva unificare le legislazioni nazionali dei mercati
agricoli che da più di un secolo si erano sviluppate in Europa nelle forme più
diverse. In questo sforzo il governo francese fu sostenuto dalla commissione
Hallstein, che considerava la nascita di questa prima politica comune di
fondamentale importanza.
Quasi
contemporaneamente al negoziato sulla politica agricola si svolse un secondo
negoziato intergovernativo per la cooperazione politica europea. Il punto culminante della trattativa si
ebbe il 19 ottobre 1961, data in cui si tennero due vertici europei uno a
Parigi e l’altro a Bonn. Nel febbraio del 1961, il governo francese presentò un
progetto di trattato, destinato ad istituire l'Unione Politica dei paesi membri
della Comunità. Il Piano Fouchet nonostante le indubbie concessioni da parte
francese non fu approvato, né lo fu
un secondo e ancora più riduttivo Piano Fouchet presentato il 19 febbraio del
1962.
E'
opportuno esaminare le ragioni dell'opposizione francese all'adesione
britannica alla comunità. Le vicende della guerra avevano rafforzato in Gran
Bretagna l'orgoglio del prestigio nazionale senza contare che il partito
laburista non poteva essere sospettoso nei confronti delle forze politiche
prevalenti nei governi continentali di allora, in maggioranza di ispirazione
cattolica. Inoltre, la ricostruzione dell'Europa si stava avviando secondo i
tradizionali modelli liberistici, a cui il programma laburista opponeva
l'economia organizzata. Per tutti questi motivi la Gran Bretagna aveva
rifiutato i ripetuti inviti ad aderire all'iniziativa comunitaria. Tuttavia
negli anni cinquanta la situazione economica e politica dell'area della
sterlina andò progressivamente deteriorandosi con il mutare delle condizioni
dei mercati delle materie prime e l'aumento della competizione dei paesi
industrializzati nelle zone tradizionali delle esportazioni britanniche. In
tale situazione la Gran Bretagna iniziò a rivolgere il proprio interesse ai
negoziati che frattanto si andavano svolgendo nell'Europa continentale, per la
nascita del mercato comune cui essa tentò di opporre la costituzione di una
semplice zona europea di libero scambio senza unione doganale. E' quindi
evidente come la posizione inglese fosse inconciliabile con quella francese,
poiché avrebbe costretto la Francia a fare parte di una zona di libero scambio
per i prodotti industriali senza alcuna contropartita per quelli agricoli.
L'evidente
insufficienza economica dell'EFTA (European Free Trade Association)
rispetto alla Comunità Europea unita all'entusiasmo dimostrato in quegli anni
dagli Stati Uniti nei confronti dell'iniziativa comunitaria e della conseguente
pressione statunitense per convincere la Gran Bretagna a farne parte
sollecitarono il Governo inglese a cercare un'intesa con la comunità e a
intraprendere con essa un lungo negoziato di adesione destinato a concludersi
il 28 gennaio 1963 con la pronuncia del veto francese motivato
dall'inconciliabile posizione dei due paesi in merito al mercato dei prodotti
agricoli. Il veto francese ebbe serie conseguenze sulla vita della Comunità: da
quel momento in poi nessuno degli Stati membri fu disposto ad alcuna concessione
senza l'immediata acquisizione di una contropartita, rendendo i rapporti fra
gli Stati in tal modo tesi e difficili. L'8 aprile 1965 la Francia firmò il
trattato di Bruxelles sulla fusione degli esecutivi, grazie al quale furono
unificati il Consiglio e la Commissione delle tre comunità.
Che
tuttavia il clima politico non fosse sostanzialmente sereno lo dimostra il
nuovo veto posto dalla Francia gaullista a una seconda richiesta di adesione
britannica alla Comunità. Tuttavia, nonostante gli irriducibili dissensi di
carattere politico all'interno della Comunità, il processo di integrazione
economica procedette con fluidità. Il tema dell'allargamento della Comunità
Economica Europea si era posto ancora prima che fosse costituita. Uscito di
scena De Gaulle ed eletto presidente della repubblica George Pompidou nel 1969
caddero per la Francia e conseguentemente per gli altri Stati comunitari le
resistenze all'apertura di negoziati per l'allargamento della comunità.
L'atteggiamento
di Pompidou era infatti profondamente diverso da quello del suo predecessore.
In quattro riunioni al vertice, la Comunità riuscì ad approvare un complesso di
norme di grande importanza politica ed economica, finalmente decidendo su tutte
le questioni che avevano provocato la crisi nel 1965. Sotto l'aspetto politico,
ancora più importanti furono le decisioni prese sul potere da conferire al
Parlamento Europeo in tema di bilancio. Per la prima volta dell'entrata in
vigore dei trattati di Roma venne modificato l'equilibrio dell'istituzioni a
favore del Parlamento Europeo.
Finalmente
il 22 gennaio 1972, venne firmato a Bruxelles l'atto di adesione alla Comunità
di Gran Bretagna, Danimarca, Irlanda e Norvegia. Tuttavia in Norvegia
l'adesione alla Comunità fu sottoposta, il 25 settembre 1972, ad un referendum,
il cui esito fu negativo. Il 10 giugno 1979 si svolsero le prime elezioni per
il Parlamento Europeo. Nel 1981 dopo la caduta del regime dei colonnelli, entrò
a far parte della Comunità la Grecia; il 1 gennaio 1986, la Spagna e il
Portogallo si unirono alla Comunità, che passò così da nove a dodici membri.
Un
passo avanti di grande importanza sul piano istituzionale e su quello della
prospettiva dell'unione europea si è realizzato con l'elezione a suffragio
universale del Parlamento Europeo. In tal modo il Parlamento Europeo acquistò
definitivamente il ruolo di reale rappresentante dei popoli della Comunità. Il
Parlamento Europeo appena eletto a suffragio universale nominò una Commissione
Istituzionale per la Riforma dei Trattati e per lo sviluppo dell'Unione
Europea. La Commissione
Istituzionale approvò il 6 luglio 1982 una nuova risoluzione con la quale essa
l’impegnava a dibattere i grandi capitoli del futuro trattato, la struttura
giuridica dell'unione, le sue istituzioni, la politica economica, ambientale,
sociale, regionale. Il progetto fu approvato dalla Commissione Istituzionale il
5 luglio 1983 e fatto proprio dall'assemblea il 14 febbraio 1984. La principale
innovazione del progetto di trattato riguardava il rapporto tra le istituzioni
comunitarie: il ruolo del Parlamento risultava sostanzialmente rafforzato e
associato a quello del Consiglio in gran parte delle più importanti decisioni,
fra cui la politica estera. Per quanto riguardava i rapporti fra l'Unione e gli
Stati membri, era ribadito il principio della prevalenza del diritto
comunitario su quello nazionale.
Il
progetto di trattato costituzionale era troppo innovativo ed avanzato per essere
adottato. In questo progetto di trattato appariva per la prima volta un accenno
all'istituzionalizzazione di una vera e propria politica sociale comunitaria.
Le disposizioni relative alla politica sociale rimasero tuttavia per lungo
tempo inattivate.
Un
notevole impulso all'attività della Comunità in campo sociale vennero dall'Atto
Unico Europeo. Il tema della protezione ambientale è stato, a partire dall'Atto
Unico Europeo del 1986, uno degli interessi principali della Comunità. Ma una
politica ambientale comune era già stata istituita dal 1972 e stata poi
intensificata attraverso programmi di azione ambientale. Dal 1994 inoltre è
operativa l'Agenzia Europea per l'Ambiente a Copenaghen.
Il
trattato istitutivo della CEE prevedeva anche una politica comune dei trasporti
volta a favorire la libera circolazione dei mercati interni di merci, capitali
e servizi. Poiché il trattato forniva una definizione piuttosto vaga di
politica comune dei trasporti e delle modalità su cui attivarli, ancora oggi non
si ha una completa armonizzazione delle normative nazionali nel settore dei
trasporti.
Originariamente
per il coordinamento delle politiche economiche la Comunità non disponeva di
strumenti e competenze proprie e solo con l'instaurazione del Mercato Unico ci
si è resi conto della necessità di un'efficace coordinamento delle politiche
economiche.
4. GLI ORGANI DELLA COMUNITA’ EUROPEA.
La
realizzazione dei compiti assegnati alla Comunità Europea e la guida del
processo di integrazione non sono stati lasciati volutamente solo
all’iniziativa e alla competenza degli Stati membri o alla cooperazione
internazionale. La Comunità Europea dispone infatti anche di un sistema
istituzionale. I soggetti principali di questo sistema sono: il Parlamento
Europeo, il Consiglio dei Ministri, la Commissione, la Corte di giustizia, la
Corte dei Conti, vari organi ausiliari.
4.1 Commissione
Europea.
E
l'organo esecutivo dell'unione e gestisce gli stanziamenti di bilancio. E’
l'elemento trainante dell’unione europea in quanto è l’unica istituzione a
godere del diritto di iniziativa legislativa.
Vigila sulla corretta applicazione dei trattati.
Ha sede a Bruxelles anche se parte dell'apparato
amministrativo è dislocata a Lussemburgo.
E'
composta da 20 membri con mandato quinquennale, nominati dai Governi degli
Stati membri previa approvazione del Parlamento Europeo.
E'
presieduta da un presidente e da uno o due vicepresidenti. I membri della
Commissione sono indipendenti dai governi nazionali ed agiscono nell’esclusivo
interesse dell'Unione.
4.2 Consiglio
dell’Unione.
E' composto da un rappresentante a livello ministeriale per
ciascuno degli Stati membri, designato a seconda dell'ordine del giorno in base
alle sue competenze.
Ha
sede a Bruxelles, ma le sue riunioni si tengono anche a Lussemburgo e nelle
città indicate dalla presidenza. E' presieduto a turno da ciascuno Stato membro
per la durata di sei mesi.
Per
assicurare il raggiungimento degli scopi previsti dai Trattati, provvede a
coordinare le politiche economiche generali degli Stati membri ed adotta, su
proposta della Commissione, le principali decisioni relative alle politiche
comuni. Svolge inoltre un ruolo preponderante nel processo decisionale relativo
ai settori della politica estera e di sicurezza comune e della giustizia ed
affari interni.
4.3 Corte di
Giustizia.
E' composta da quindici giudici assistiti da sei avvocati
generali, nominati di comune accordo dagli Stati membri con mandato di sei
anni, ma indipendenti dai Governi degli Stati membri. Ha sede a Lussemburgo. E'
l'istituzione in grado di far prevalere il diritto comunitario sul diritto
interno degli Stati membri.
Assicura il rispetto del diritto nell'interpretazione e
nell'applicazione dei Trattati.
4.4 Corte dei Conti.
E' stata istituita nel 1975 e ha iniziato i propri lavori a
Lussemburgo dal primo gennaio 1977 ma ha ottenuto il rango di istituzione
comunitaria solo con il trattato di Maastricht.
E'
composta da un rappresentante per ciascuno Stato membro, nominati per sei anni
con decisione unanime del Consiglio previa consultazione del Parlamento
Europeo. Il presidente è designato, con mandato rinnovabile di tre anni, dagli
stessi membri.
Controlla
la legittimità e la regolarità delle entrate e delle spese dell'Unione ed
accerta la sua sana gestione finanziaria.
5. IL PARLAMENTO EUROPEO: ALCUNE DATE FONDAMENTALI.
9 Maggio 1950: Robert
Schuman lancia l'idea della Comunità Europea del carbone e dell'acciaio (CECA),
che si concretizza il 18 aprile con la firma del Trattato di Parigi. Ne fanno
parte 6 stati: Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Repubblica
federale di Germania. Tra gli altri organi, la CECA ha un'Assemblea
parlamentare, composta da 78 membri, che si riunisce per la prima volta il 10
settembre 1952 a Strasburgo.
25
Marzo 1957: Vengono firmati a Roma i Trattati che istituiscono la Comunità
Economica Europea (CEE) e la Comunità europea dell'energia atomica (EURATOM).
L'assemblea comune alle tre Comunità CECA, CEE, EURATOM passa a 142 membri e in
seguito adotta il nome di Parlamento Europeo. La sua prima riunione si tiene a
Strasburgo il 19 marzo 1958.
Gennaio
1973: Con l’adesione alla Comunità di
Danimarca, Irlanda e Regno Unito, il numero dei parlamentari europei sale a
198.
Dicembre
1974: I capi di Stato e di Governo riuniti
a Parigi, annunciano che il Parlamento Europeo verrà eletto a suffragio
universale diretto conformemente ad una disposizione dei Trattati di Roma.
20
Settembre 1976: I governi decidono di fare
eleggere il Parlamento Europeo a suffragio universale diretto.
10
Giugno 1979: I cittadini dei 9 Stati
membri della Comunità eleggono per la prima volta i loro rappresentanti al
Parlamento Europeo. La prima riunione dei 410 parlamentari, eletti per cinque
anni, ha luogo a Strasburgo il 17 Luglio 1979.
1
Gennaio 1981: Con l’adesione alla Comunità
della Grecia, il numero dei parlamentari sale a 434.
Febbraio
1984: Su iniziativa di Altiero Spinelli il Parlamento adotta un
progetto di Trattato istitutivo dell'Unione Europea.
Giugno
1984: Seconde elezioni a suffragio
universale diretto dei parlamentari europei.
Gennaio
1986: Con l'adesione alla Comunità di
Portogallo e Spagna, il numero dei parlamentari sale a 518.
Febbraio
1986: Firma dell'Atto unico europeo che
prevede la realizzazione di un grande mercato unico entro il 1992 e attribuisce
nuovi poteri legislativi al Parlamento Europeo.
1 Luglio
1987: Entra in vigore l'Atto unico
europeo.
Giugno
1989: Terze elezioni a suffragio
universale diretto dei parlamenti europei.
7 febbraio 1992: viene
sottoscritto il trattato di Maastricht.
l
Novembre 1993: Entrata in vigore del
Trattato di Maastricht e nascita della Ue.